Le antiche utenze

Le antiche utenze

Tra le “Antiche Utenze”, ovvero quelle realizzate entro il XVII secolo, il Naviglio Grande costituisce la più antica: iniziato nel 1179, dopo la battaglia di Legnano, derivato in sponda sinistra del Ticino all’altezza di Tornavento, subito a valle dell’attuale ponte di Oleggio, si spingeva in origine, con il nome di Ticinello, sino ad Abbiategrasso. Nel 1231 fu prolungato sino a Gaggiano e nel 1256 a Milano. Ampliato una prima volta verso il 1270 per la navigazione, venne nuovamente ampliato a tale scopo nel 1386, quando si decise la costruzione del Duomo di Milano, per la quale occorreva trasportare il marmo proveniente dalla Piarda di Candoglia. In tale epoca il Naviglio aveva una portata di 1334 once, pari a circa 51,42 mc/sec, mentre la sua attuale portata di competenza – normalmente non più derivata direttamente dall’incile originario, ma dal canale Industriale a Turbigo – è di 60 mc/sec.

In epoca successiva, tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, il Comune di Vigevano diede l’avvio alla costruzione di un naviglio (ove il termine naviglio non sta necessariamente a indicare un canale navigabile, ma viene estensivamente utilizzato come appellativo per un canale di grandi dimensioni), derivato dal Ticino presso Romentino, detto appunto Naviglio di Vigevano. Il Canale, denominato allora Naviglio sforzesco, venne terminato nel 1480 da Lodovico il Moro e donato, in unione ai terreni costituenti la tenuta sforzesca di Vigevano, ai religiosi di S. Maria delle Grazie nel 1498. La portata di competenza di tale naviglio è 9,42 mc/sec e la portata residua nel fiume Ticino a valle delle filarole che ne sottendono la derivazione – sulla base degli attuali riconoscimenti, concessioni o autorizzazioni dal fiume e prescindendo dalle derivazioni nell’alveo del fiume – risulta essere maggiore o uguale a 17 mc/sec.

Nel 1466, poi, Francesco Sforza concesse licenza ad Agostino Beccaria di derivare una roggia dal Ticino in prossimità di Vigevano, per condurla nei suoi possedimenti di Borgo San Siro. Alla morte del Beccaria, la roggia, denominata Castellana, passo per successione all’Ospedale S. Matteo di Pavia, a cui venne riconfermata da Bona e Galeazzo Maria Sforza nel 1479. Successivamente prolungata, tale roggia, lungo un percorso di circa 30 chilometri e con una portata di competenza pari a 9,8 mc/sec, irriga buona parte dei terreni vallivi latistanti la sponda destra del Ticino, dal territorio di Vigevano fino a quello di S. Martino Siccomario in prossimità di Pavia. Immediatamente a valle della sua derivazione, sostenuta da una serie di filarole realizzate in materiale sciolto, grazie anche alle risorgenze presenti in alveo, defluisce costantemente una portata ben superiore a 20 mc/sec, che a Bereguardo cresce sino al oltre 50 mc/sec.

Sempre tra il Trecento e il Quattrocento venne derivata in sponda destra Ticino, nella zona detta Campo dei Fiori, poco a valle dell’attuale diga del Panperduto, la roggia molinara di Oleggio. Tale “cavata d’acqua” venne regolamentata da una patente dell’8 giugno 1493 di G. Galeazzo Maria Sforza per una competenza di 28 rodigi, pari a circa 7,4 mc/sec. In epoca recente venne concesso al Comune di Oleggio, con RR.DD. del 1928 e del 1937 rinnovati con D.M. del 1991, di derivare una portata ridotta a 6 mc/sec per uso agricolo e per produzione di energia elettrica.

Il Naviglio Langosco, tra le “antiche utenze” del Ticino, è l’ultima, in ordine di tempo, a essere stata eseguita e la maggiore in sponda destra. Venne ultimato nel 1629 dopo che il conte Guido Langosco aveva ottenuto da Filippo III, re di Spagna, il 29 maggio 1613, il diritto perpetuo di estrarre dal fiume 24 rodigi, ossia 144 once milanesi (4,97 mc/sec), mediante “naviglio” avente inizio nell’agro Novarese tra Cameri e Galliate. Dopo alterne vicende fu completato – sino al termine attuale, in territorio di Trumello, con un percorso di 43 chilometri – solo nel 1665. Nel 1903 venne poi concesso al Langosco di derivare quella che é ancora oggi la sua portata di competenza, pari a 22,7 mc/sec (4,5 volte rispetto alla concessione del 1613). Tale portata, prima di essere derivata mediante filarola dalle utenze Langosco e centrale idroelettrica del Treccione (ora S.I.S.), viene “riconsegnata” all’alveo del fiume Ticino dal Canale Industriale – che l’aveva derivata in corrispondenza della diga del Panperduto – tramite il “Canale in regresso”.

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